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A UN CERTO PUNTO DELLA VITA DOVRESTI IMPEGNARTI SERIAMENTE E SMETTERE DI FARE IL RIDICOLO

testo e regia di Rodrigo Garcia
con Luca Camilletti, Agnès Mateus e Jorge Horno
coproduzione con Festival Intercity, Festival Ex-Ponto di Ljubljiana e Theatre S.Gervais di Ginevra

 

Rodrigo Garcia lavora alla cristallizzazione dei nostri “luoghi comuni”, cerca il contatto con i nostri demoni e mitologie contemporanee. Mostra nelle sue fiabe come la pubblicità ha penetrato ogni luogo della nostra esistenza, sostituendosi alla politica e governando sotto la sua maschera. Monta e smonta quello che si pensa di conoscere ma che non si vuole vedere: il nostro impegno personale nel sistema. Da qui l’etichetta di “ provocatore” che gli viene attaccata.

In verità, questo sentimento di provocazione non è altro che la dimostrazione di quanto il suo lavoro svegli la nostra capacità ad essere spettatori ancora vivi, capaci di meravigliarsi, di giudicare e di indignarsi. Il gioco insolente del teatro contro la serietà morbosa della mascherata sociale. Rifiutando la politica dello struzzo, lui ci invita a non disperare del fascino della rappresentazione. Come un pegno delle future rivolte, gioiose ed emancipatrici.

“Ed ecco un altro tentativo di percorrere strade sconosciute all’interno di una cultura protetta e troppo ordinata, che si vanta di avere ogni cosa al proprio posto, di tenere sotto controllo ogni oggetto e ogni essere vivente (geologia economica).

Il disordine – il suo fascino – ci indispone perché ha in sé una perfezione irrisolta, come un organismo sempre sul punto di rivelarsi: chiamiamo disordine il preciso concatenarsi di eventi inconsueti che nel nostro intimo percepiamo come assoluti e per questo li tacciamo di imperfetti e di inutili (ho l’impressione che sia per paura).

Arrivati a questo punto, una manifestazione artistica dovrebbe essere un concatenarsi rigoroso di gesti che aspirano a un certo MIGLIORAMENTO

1 di ciò che è consuetudine (miglioramento nel senso di utilizzo di ciò che è insolito, e insistendo sul concetto di etiche precarie, che si annullano l’un l’altra per formare la Grande Etica effimera e contraddittoria)

2. della storia (La storia dimostra che qualsiasi tentativo di conservare, di fissare, ha avuto solo l’effetto di ritardare ciò che doveva comunque accadere).

Ogni volta che parliamo di caotico o di senza senso di fronte a gesti indispensabili, facciamo la parte dei ridicoli”.

Rodrigo García


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