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LA PARATA

La Parata (1965) fa parte di un trittico di pièces che ha rivelato all’attenzione internazionale Loula Anagnostaki.
Nella Parata, l’autrice vuol distruggere la realtà data e precostituita per far emergere l’incubo che rompe la regola, mette in dubbio l’ordine.
Mettendo in dubbio la realtà dà il diritto ai personaggi di costruirsi la loro e di distruggerla in ogni momento.
La Parata è in bilico fra il ricordo del trauma indelebile della guerra civile e l’incubo premonitore della dittatura. E’ come se i due fratelli ricostituissero un rituale ossessivo che li riporta all’evocazione paranoica di ciò che li tiene segregati in casa; casa…bunker, casa…rifugio e fuga dal mondo esterno, casa … dove si scatena l’immaginario e il ricordo, casa prigione, casa luogo di torture.
Aris e Zoì sembrano “giocare” con gli unici giochi che conoscono… la guerra, la tortura, la distruzione nella rievocazione di un padre, che non c’è, ma che è la fonte dei sogni e degli incubi che si confondono e si integrano sempre più indissolubilmente con la realtà.
I due fratelli rappresentano due modi diversi di reagire all’esterno, al politico, al sociale, da una parte l’immobilità di Zoì, che sembra animarsi soltanto in un ricordo falsato dai suoi sogni, dall’altra il movimento continuo di Aris, uccello impazzito in una gabbia troppo stretta, movimento continuo che finisce per assomigliare all’immobilità della sorella, in un’impotenza di reazione che impedisce la catarsi finale.

Loula Anagnostaki è una delle voci maggiori della drammaturgia greca del secondo ‘900. Tra le opere: I dianichterefsi (Il pernottamento), La città, La parata, Antonio, I niki (La vittoria), O ichos tou oplou (Il suono del fucile), Diamonds and blues, Il cielo tutto rosso. In Italia la compagnia il Teatro dei Verdi di Padova ha presentato La città all’inizio degli Anni ’70, ma il suo testo più fortunato è proprio La parata, lanciato in Europa da Antoine Vitez nel 1969, ripreso a Bonn a metà degli Anni ’80 e di recente a Londra da TheatreLab.

Serena Mannelli (1974) diplomata alla scuola triennale Laboratorio Nove presso il Teatro della Limonaia. Master della Comunità Europea “Drama in scena” per attori, registi e dramaturg. Aiuto regia di Barbara Nativi negli spettacoli Crave di Sarah Kane, Londn-L.a.-Lubbenau di Oliver Bukowski, Io, Paola, la commediante con Marisa Fabbri. Ha curato la regia de Le crisalidi di David Harrower(2001), Dog House di Gina Moxley(2002) all’interno del Progetto Connections in collaborazione con il Royal National Theatre di Londra. Ha diretto 15 secondi di François Archambault rappresentato al Festival Intercity Paris (2000), La Parata di Loula Anagnostaki, presentato in prima nazionale al Festival Intercity Athena (2003).

COSTO

per debutto: cachet 1000 ¬ + rimborso viaggi (2 attori, tecnici e furgone scene), noleggi materiale, aiuti per un totale circa di 1.000 ¬

RASSEGNA STAMPA

CORRIERE DI FIRENZE
Tommaso Chimenti
Una parata per riflettere. Il pubblico si appassiona e si commuove
Rullano i tamburi, comincia La Parata della scrittrice greca Loula Anagnostaki, autrice anche de Il cielo tutto rosso rappresentata lo scorso anno con l’appena scomparsa Marisa Fabbri, Il testo della fine degli anni ’70, messo in scena in prima nazionale per la regia di Serena Mannelli, una delle più promettenti figure artistiche del Laboratorio Nove, compagnia residente del Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino, è stato presentato sabato e in replica ieri.
Pieno, passionario, a tratti commuovente il rapporto fra le quattro pareti di una casa, tra la sorella cieca, sempre sulla sedia a dondolo a fare la calza, ed il fratello innamorato delle parate militari, delle divise, delle armi, del passo dell’oca da lui tanto imitato, amante fino alla patologia di navi ed aerei da combattimento da riempire la stanza con infiniti fogli bianchi trasformati ora in caccia dell’aviazione adesso nella flotta marina, ora in un sommergibile.
La parata sta per iniziare e la gente freme, dalla finestra il giovane si dimena per capire, vedere meglio, interpretare gesti ed azioni troppo lontane da decifrare; la folla scalpita, urla, dal suo appostamento sembra felice, allegra, emozionata, invasa dallo stesso sentimento che adesso lo pervade sentendo le fanfare e le trombe sempre più avvicinarsi.
La serra della Limonaia ben si è prestata nel mettere in scena lo spettacolo: un lungo e stretto corridoio ha fatto da palco improvvisato dove al movimento magnetico ed atletico del giovane e dal radioso futuro Claudio Cirri, si contrapponeva, nel suo immobilismo la sorella non vedente, l’altrettanto brava ed efficace Irene Biancalani.
Il clima sale, la tensione arriva al punto critico del non ritorno, la suspence riempie la sala: fuori attorno alla parata militare ululano i cani, la gendarmeria picchia i manifestanti, spara ad altezza d’uomo, disobbedienti vengono trascinati, umiliati, martoriati e mutilati in piazza, in gabbie come schiavi romani, come deportati di Auschwitz, le urla della gente risuonano come vere, i lamenti alla dittatura emergono con tutta la forza dell’opposizione e della vergogna.
La partecipazione emotiva è alta da parte dello spettatore, il finale a sorpresa lascia l’amaro in bocca e la voglia di dire basta a tutte le dittature, a tutte le guerre intestine, a tutte le sommosse, a tutti i soprusi della forza sulla ragione.
FESTIVAL NEWS
Viviana del Bianco
Festival Intercity Atene – Teatro della Limonaia

LA PARATA, bel testo di Loula Anagnostaki messo in scena da Serena Mannelli, giovane regista che con questo lavoro si pone fortemente all’attenzione di pubblico e addetti ai lavori. La parata del testo viene vissuta attraverso il rapporto tra due fratelli e si pone in bilico fra il ricordo del trauma indelebile della guerra civile e l’incubo premonitore della dittatura: l’equilibrio tra reale e surreale è giocato all’interno di uno spazio scenico vuoto, profondo e carico di suggestioni dove il fine gioco dialettico degli attori- Claudio Cirri e Irene Biancalani- riesce a comunicare sensazioni forti e spesso ipnotiche. (…)


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