di e con Oscar De Summa
Progetto luci e scene Matteo Gozzi
musiche Vladimiro Bentivoglio
Produzione Atto Due
Sono cosa strana i nostri ricordi. Dispersi in un oceano di pensieri, vecchi e nuovi, di fatti, di volti, di sensazioni. A volte, senza che ci sia una vera e propria causa scatenante, ci risalgono in superficie, come onde di un passato senza più tempo, senza più priorità e si infrangono contro lo scoglio duro del qui ed ora, lo scoglio duro della realtà. Bagnano per un momento qualcosa di qui. Poi il mare di noi stessi se li riporta via, senza che lascino traccia, forse per non tornare mai più. È arrivata così questa storia. Una mattina di maggio. Portava con sé quasi nulla di me, quasi nulla dei protagonisti. Solo una sensazione, una cosa curiosa di mille anni fa. Stranamente però ho iniziato a scriverla, a seguire le tracce che lasciava sul bagnasciuga del mio presente, meravigliandomi di quanto era in realtà complessa, lunga, precisa, ricca di particolari. Forse sarebbe rimasta inerme su una pagina, che probabilmente si sarebbe persa nel mio pc, proprio come fanno i pensieri nella testa, se non fosse… se non fosse per un evento che ha cambiato tutto, una luce dal presente che ha illuminato quegli eventi. Allora tutto è diventato importante, carico di significato. Ricordare con precisione è diventato indispensabile. Cosa ha detto lei. Cosa ha fatto lui. Chi c’era li intorno. Chi non ha parlato quando avrebbe dovuto. Tutto, tutto ha acquistato un altro peso, un altro valore. Questo contrappunto è sempre opera infinita e indiscutibile e certosina della morte. È lei che ridà senso e gerarchia alle cose della vita. Senza di essa tutto si sarebbe perso nell’oblio. Ed è forse questa la nostra paura più grande: vivere senza lasciare traccia di noi nel mondo. Per questo ho voluto raccogliere e raccontare questa storia. La storia di un amore mancato, come ce ne sono state e continuano ad essercene. Penso anche a certi fatti di cronaca recente. Una storia però che si intreccia al presente, che intreccia la mia vita con il passato della protagonista, il suo presente con la mia idea di lei. Quindi non una ma due storie che si tessono tra di loro, come le trame di un tappeto antico, che lasciano affiorare un’immagine: l’immagine non di un volto ma di uno sguardo, di una relazione tra due volti che si guardano dritti negli occhi a distanza di tempo.