di Fernando Arrabal
con Mila Moretti, Marco Bonucci e Anna Mucelli
traduzione Marisa Casale
costumi e trucco Lucy Montalban
realizzazione scenografie Marisa Casale
light designer Alessandro Ruggiero
idea scenografica e regia Sergio Aguirre
produzione AttoDue e TeatrO2
Fernando Arrabal continua a sorprenderci con la sua ultima opera Sarah & Victor, in cui reinterpreta la relazione tra Sarah Bernhardt e Victor Hugo. Intorno a Sarah e Victor irrompono la rivoluzione e il terrore, paradossalmente senza che questo li tocchi troppo. Come in tutti i testi di Arrabal, una storia apparentemente lineare e casuale si va moltiplicando attraverso punti di vista divergenti e riferimenti che variano, come ripetizioni della stessa immagine. Personaggi che si riflettono come in una galleria di specchi nei corridoi del subconscio, aprendo porte nuove che fanno intravedere storie parallele, quasi frattali.
Victor Hugo insieme alla straordinaria attrice Sarah Bernhardt, in balia della rivoluzione.
Ruy Blas, nella putrida corte di Castiglia, accanto alla Regina.
Arrabal in mezzo al caos di una società che sembra sgretolarsi.
Sarah e Victor entrano ed escono dai loro quadri in un gioco, che trasforma continuamente il paesaggio. Un gioco che decontestualizza gli oggetti per ricontestualizzarli alla ricerca delle possibili risposte, attraverso piccole miserie umane ed ambiguità, verso la rivelazione e un colpo di scena finale.
Un testo scritto apposta per lei, Mila Moretti, attrice protagonista, e composto da Fernando Arrabal, con la regia di Sergio Aguirre. Arrabal, poliedrico artista, viene considerato uno degli autori più importanti e completi del XX secolo, visto come l’incarnazione dell’arte contemporanea. Lo stile del dialogo è noto e richiama un teatro che porta spesso all’estremo le tematiche del realismo, dell’assurdità dell’esistenza. A teatro come al cinema. Cinico e maudit. Attacco frontale alla civiltà dei consumi e al buon gusto borghese, nei toni di un immaginario surrealista, blasfemo, macabro e sadico. Fernando Arrabal schizza fuori da ogni linearità narrativa, innescando continui cortocircuiti come tanti campanelli d’allarme nella guerra senza quartiere che sono le relazioni umane. Un altro mondo che sbuca fuori da questo dialogo assurdamente fantastico.